Atlante delle Rive
Storie di acque italiane
Il cambiamento climatico sta accelerando, non c’è mitigazione efficace in corso. Se finora non siamo riusciti a raccontarlo allora il teatro civile deve cambiare missione. Ci serve un racconto che parli di noi come protagonisti di un’impresa e non come vittime di tragedia annunciata. Le tragedie uniscono, legano attraverso il passato. Le imprese sfidano, muovono guardando al futuro.
Evocare un’impresa significa lanciare una sfida al nostro immaginario trasformando spettatori in attori, stakeholders dell’impresa. Per realizzarla serve coraggio, ingegno e cambio di passo. E’ questo che intendiamo come missione per il teatro civile adesso. Mar de Molada è stato un primo passo su questa nuova strada, Atlante delle Rive è il passo successivo.
VajontS 23
Mar de Molada
Atlante delle Rive
Immaginiamo i Fiumi come Alberi
In Italia ci sono 7 distretti idrografici. Cercheremo di raccontarli coinvolgendo teatri, scuole e cittadini in una rete che dia consapevolezza della realtà fisica del nostro paese.
Considerare i fiumi e i bacini idrici come riferimento non solo fisico, ma anche culturale è la sfida di Atlante delle Rive: immaginare il fiume come un albero nel suo insieme. Rii, rogge, canali, tagli, gore, fossi e fossati… migliaia di corsi d’acqua alimentano e regolamentano i fiumi maestri formando le radici dell’albero-fiume le cui rive sono abitate da essere viventi, in una stretta relazione tra acque e terre.
Se i fiumi in una foto satellitare somigliano ad alberi, è ai rami o al tronco dell’albero che le città sono spesso attaccate.
I nomi dei fiumi sono oggetto di rimozione della realtà fisica dei bacini idrografici in favore di una visione virtuale, fondata sulle reti antropiche di città e strade, ma ogni città sta dentro un bacino idrografico. Atlante delle Rive narrerà di fiumi ma anche di suoli, città e territori legati a quei fiumi.
Un progetto per raccontare l’Italia attraverso i suoi alberi-fiume
Le rive come luoghi da abitare, narrando i fiumi italiani attraverso le loro storie, lo stato di salute e la loro resilienza all’impatto delle attività umane e dei cambiamenti climatici.
Non vediamo concrete politiche globali di mitigazione dell’impatto climatico innescato dalle emissioni di CO2. I punti di non ritorno, quelli in cui si attivano fenomeni fuori controllo sono uno scenario del presente, non del futuro. L’unica possibilità concreta è prepararsi in fretta, non subire da soli, ma adattarsi a lavorare in coro chiedendo aiuto a chi ci sta intorno.
Il teatro si fa ora e deve servire a chi c’è adesso, e adesso serve un’impresa. Un’impresa corale che aiuti a cambiare passo.