TEATRO
Le rive come palcoscenicoTEATRO
Le rive come palcoscenicoIl teatro dell’Atlante delle Rive racconta i fiumi d’Italia attraverso spettacoli che nascono dalla collaborazione tra artisti, scienziati e comunità locali. Ogni rappresentazione è un viaggio nel paesaggio idraulico del nostro paese, dove le opere dell’uomo si intrecciano con la natura in storie antiche e stratificate. Qui il palcoscenico diventa territorio e il territorio diventa racconto condiviso.
BESTIARIO IDRICO
uno spettacolo di Marco Paolini scritto con Giulio Boccaletti
regia Fratelli Dalla Via
(cast in via di definizione)
coproduzione Jolefilm e Teatro Stabile del Veneto – Teatro Nazionale
Le opere idrauliche tendono a diventare invisibili, a confondersi con l’ambiente che le contiene. Succede agli argini di terra battuta, alle golene, ma anche alle stazioni di pompaggio, ai canali, ai serbatoi e perfino alle dighe.
Il paesaggio italiano diventa agricolo per stratificazioni di insediamenti durati secoli. Anche città e paesi si insediano (e si spostano…) per secoli. Le industrie solo da poco più di un secolo. Le opere idrauliche accompagnano ognuno di questi passaggi. Il paesaggio italiano è artificio ma la rete delle opere idrauliche sfugge alla nostra percezione.
Niente di tutto quello che vediamo è definitivo. Il cambiamento climatico impone di prendere in considerazione radicali cambiamenti del paesaggio che ci è familiare: potremo subirli o deciderli.
Questo è un racconto sul lavorio di mani che nel tempo hanno dato forma alla terra governando l’acqua e su come quest’opera, questa azione, ci riguardi.
Non spetta agli artisti e agli scienziati decidere come agire, spetta alla politica, ma agli artisti e agli scienziati tocca il compito di rendere fertile il terreno per la semina delle decisioni.
21 – 22 settembre 2025, Teatro Romano di Verona (prima nazionale)
Info: Info e date
IL CANMINANTE: racconto di un cammino lungo il fiume Piave
di e con Mirko Artuso
Chi si sposta dal punto in cui di solito vive capisce prima la complessità delle cose e i suoi fragili equilibri. Come se sentisse l’odore, l’energia che c’è nell’aria. Ha le stesse percezioni di un cane. Compare e scompare e cerca di far perdere le sue tracce, come la gran parte dei fiumi o degli animali fuori dalla loro tana. Non ha valigie con le ruote. Quel poco di prezioso che porta con se, lo carica in spalla.
Il Canminante racconta storie attorno a un fuoco e in cambio chiede un letto per la notte e un pasto caldo. Sente a distanza l’odore di chi gli piace e chi no, ma è gentile con tutti (tutti quelli che sono gentili con lui). Riconosce di che “pasta” sono gli uomini e le donne da come camminano. A lui piacciono tanto i fiumi, gli alberi e le foreste e non ha bisogno di leggerlo sui giornali che stanno lentamente morendo, lo vede con i suoi stessi occhi. Ha una memoria infinita e per questo, purtroppo, ricorda tutto.
Questo è il racconto di quella volta che ho camminato per nove giorni lungo il fiume Piave.
ANTROPOCENE e altri poceti. Acqua_primo studio
di e con Marta e Diego Dalla Via
Il cinismo e l’ironia dei Fratelli Dalla Via si mettono in esplorazione del complesso universo delle acque. Processi e veleni, miracoli ed estinzioni, tragedie e comicità: un repertorio liquido su un presente difficile da leggere come un fiume che scorre.
Parlare d’acqua per provare a stare insieme. Parlare d’acqua per farsi carico della fragilità dell’uomo e dell’ambivalenza della natura, al tempo stesso madre e giudice severo del nostro pociare con l’ambiente.
R come RETRONE. Sillabario dei fiumi vicentini
a cura di Paola Rossi e Carlo Presotto
produzione Astralab – La Piccionaia
Una narrazione corale che parte da tante esplorazioni personali del fiume Retrone e le cuce con frammenti letterari, documenti storici, racconti leggendari e mitici. Il fiume Retrone gira come un serpente nella città, percorrendola a piedi potrebbero essere fiumi diversi, si fa presto a perdere l’orientamento. Eppure la città è costruita sull’acqua. Mulini, ponti, terrazze e giardini. Il fiume attraversa la città ma non le appartiene, perché la città non lo può vivere. Di sicuro sentono la responsabilità di custodirlo quei cittadini che sulle sue rive hanno immaginato 30 anni fa di costruire un parco, quel Parco Retrone che oggi ci indica una possibile pratica di relazione con il nostro futuro.
IL TERZO ELEMENTO
restituzione del laboratorio L’ho visto fare – progetto GEA – Giovani Energie in Attivazione di COGES Don Milani
di e con Alessia Gianni Guzzo, Davide Berardo, Davide Dal Zilio, Gaia Borsetto, Gianna Cornello, Giovanni Muffatto, Nicolò Traverso
video Marco Ducoli
make-up artist Davide Fornasari
regia Farmacia Zooè
Il terzo elemento è l’inizio di una mappatura delle acque che circondano Mirano e le sue frazioni, tra cui quella di Vetrego, che tra il dodicesimo e il quattordicesimo secolo è stata teatro degli scontri politici e territoriali tra Venezia e Padova.
Il terzo elemento ripercorre il rapporto tra l’uomo e i fiumi dal 1100 a oggi, attraversando storie di alluvioni, brigantaggio, terreni contesi, acqua che abbonda e acqua che scarseggia, e osservando come l’intervento sul territorio abbia regolamentato, migliorato o peggiorato le condizioni idriche delle nostre terre – e quindi, delle nostre vite.


BESTIARIO IDRICO
uno spettacolo di Marco Paolini scritto con Giulio Boccaletti
regia Fratelli Dalla Via
(cast in via di definizione)
coproduzione Jolefilm e Teatro Stabile del Veneto – Teatro Nazionale
Le opere idrauliche tendono a diventare invisibili, a confondersi con l’ambiente che le contiene. Succede agli argini di terra battuta, alle golene, ma anche alle stazioni di pompaggio, ai canali, ai serbatoi e perfino alle dighe.
Il paesaggio italiano diventa agricolo per stratificazioni di insediamenti durati secoli. Anche città e paesi si insediano (e si spostano…) per secoli. Le industrie solo da poco più di un secolo. Le opere idrauliche accompagnano ognuno di questi passaggi. Il paesaggio italiano è artificio ma la rete delle opere idrauliche sfugge alla nostra percezione.
Niente di tutto quello che vediamo è definitivo. Il cambiamento climatico impone di prendere in considerazione radicali cambiamenti del paesaggio che ci è familiare: potremo subirli o deciderli.
Questo è un racconto sul lavorio di mani che nel tempo hanno dato forma alla terra governando l’acqua e su come quest’opera, questa azione, ci riguardi.
Non spetta agli artisti e agli scienziati decidere come agire, spetta alla politica, ma agli artisti e agli scienziati tocca il compito di rendere fertile il terreno per la semina delle decisioni.
21 – 22 settembre 2025, Teatro Romano di Verona (prima nazionale)
Info: Info e date
IL CANMINANTE: racconto di un cammino lungo il fiume Piave
di e con Mirko Artuso
Chi si sposta dal punto in cui di solito vive capisce prima la complessità delle cose e i suoi fragili equilibri. Come se sentisse l’odore, l’energia che c’è nell’aria. Ha le stesse percezioni di un cane. Compare e scompare e cerca di far perdere le sue tracce, come la gran parte dei fiumi o degli animali fuori dalla loro tana. Non ha valigie con le ruote. Quel poco di prezioso che porta con se, lo carica in spalla.
Il Canminante racconta storie attorno a un fuoco e in cambio chiede un letto per la notte e un pasto caldo. Sente a distanza l’odore di chi gli piace e chi no, ma è gentile con tutti (tutti quelli che sono gentili con lui). Riconosce di che “pasta” sono gli uomini e le donne da come camminano. A lui piacciono tanto i fiumi, gli alberi e le foreste e non ha bisogno di leggerlo sui giornali che stanno lentamente morendo, lo vede con i suoi stessi occhi. Ha una memoria infinita e per questo, purtroppo, ricorda tutto.
Questo è il racconto di quella volta che ho camminato per nove giorni lungo il fiume Piave.
ANTROPOCENE e altri poceti. Acqua_primo studio
di e con Marta e Diego Dalla Via
Il cinismo e l’ironia dei Fratelli Dalla Via si mettono in esplorazione del complesso universo delle acque. Processi e veleni, miracoli ed estinzioni, tragedie e comicità: un repertorio liquido su un presente difficile da leggere come un fiume che scorre.
Parlare d’acqua per provare a stare insieme. Parlare d’acqua per farsi carico della fragilità dell’uomo e dell’ambivalenza della natura, al tempo stesso madre e giudice severo del nostro pociare con l’ambiente.
R come RETRONE. Sillabario dei fiumi vicentini
a cura di Paola Rossi e Carlo Presotto
produzione Astralab – La Piccionaia
Una narrazione corale che parte da tante esplorazioni personali del fiume Retrone e le cuce con frammenti letterari, documenti storici, racconti leggendari e mitici. Il fiume Retrone gira come un serpente nella città, percorrendola a piedi potrebbero essere fiumi diversi, si fa presto a perdere l’orientamento. Eppure la città è costruita sull’acqua. Mulini, ponti, terrazze e giardini. Il fiume attraversa la città ma non le appartiene, perché la città non lo può vivere. Di sicuro sentono la responsabilità di custodirlo quei cittadini che sulle sue rive hanno immaginato 30 anni fa di costruire un parco, quel Parco Retrone che oggi ci indica una possibile pratica di relazione con il nostro futuro.
IL TERZO ELEMENTO
restituzione del laboratorio L’ho visto fare – progetto GEA – Giovani Energie in Attivazione di COGES Don Milani
di e con Alessia Gianni Guzzo, Davide Berardo, Davide Dal Zilio, Gaia Borsetto, Gianna Cornello, Giovanni Muffatto, Nicolò Traverso
video Marco Ducoli
make-up artist Davide Fornasari
regia Farmacia Zooè
Il terzo elemento è l’inizio di una mappatura delle acque che circondano Mirano e le sue frazioni, tra cui quella di Vetrego, che tra il dodicesimo e il quattordicesimo secolo è stata teatro degli scontri politici e territoriali tra Venezia e Padova.
Il terzo elemento ripercorre il rapporto tra l’uomo e i fiumi dal 1100 a oggi, attraversando storie di alluvioni, brigantaggio, terreni contesi, acqua che abbonda e acqua che scarseggia, e osservando come l’intervento sul territorio abbia regolamentato, migliorato o peggiorato le condizioni idriche delle nostre terre – e quindi, delle nostre vite.
Cos’è Atlante delle Rive?
Atlante delle Rive è un progetto triennale che unisce teatro e territorio per raccontare la complessità del mondo dell’acqua in Italia. Non ha l’ambizione di risolvere i problemi, ma di raccontarli, creare connessioni, di far nascere e crescere la voglia di prendersi cura dei nostri fiumi. Il nostro è un cast di cittadinanza, persone che conoscono profondamente un pezzo del grande puzzle dell’acqua.
Artisti del teatro, giornalisti e divulgatori, tecnici ed esperti che si occupano di acquedotti, consorzi di bonifica, biodiversità, analisi della qualità… Ognuno custodisce un tassello prezioso di conoscenza, il nostro obiettivo è offrire collegamenti tra i diversi saperi.

Cos’è Atlante delle Rive?
Atlante delle Rive è un progetto triennale che unisce teatro e territorio per raccontare la complessità del mondo dell’acqua in Italia. Non ha l’ambizione di risolvere i problemi, ma di raccontarli, creare connessioni, di far nascere e crescere la voglia di prendersi cura dei nostri fiumi. Il nostro è un cast di cittadinanza, persone che conoscono profondamente un pezzo del grande puzzle dell’acqua.
Artisti del teatro, giornalisti e divulgatori, tecnici ed esperti che si occupano di acquedotti, consorzi di bonifica, biodiversità, analisi della qualità… Ognuno custodisce un tassello prezioso di conoscenza, il nostro obiettivo è offrire collegamenti tra i diversi saperi.

Scopri tutte le attività connesse ad Atlante delle Rive
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Atlante delle Rive è un progetto ideato da Fabbrica del Mondo
realizzato da Jolefilm
con il sostegno di





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