L’idea è nata dal tentativo impossibile di raccontare ii suono (come raccontano i superstiti della frana) che si è trasformato in una vibrazione che viene dalla terra, ascoltabile più col corpo che con le orecchie.
Questa idea di percezione ci ha condotti al desiderio di coinvolgere spettatori sordi.
Cosl la piccola agorà che si è creata sul palco è cresciuta, con interpreti che hanno saputo dare forma e segno anche alle atmosfere costruite dal musicista Giuseppe Scarpato.

II risultato è stato un racconto sonoro udibile da tutti, ma proprio tutti, un passo in avanti verso quell’infinito desiderio di condivisione che il teatro porta.

 

Un teatro pieno, posti esauriti, gente in piedi, alcuni accolti sul palcoscenico.
Mettere in scena VajontS23 è stata una costruzione di emozioni, un rendere palpabile e attuale una tragedia di 60 anni fa che si ripete in forme diverse.
La più grande emozione è stata ii pubblico che ci ha applaudito e abbracciato diventando parte anch’esso
di un grandissimo coro collettivo, culminato nella parte finale.