Quando si dice: la gente… A guardare con una lente d’ingrandimento “la gente” sono tante persone, attori, ragazze e ragazzi, vecchietti, sopravvissute, associazioni, parroci. Persone comuni, appunto, cittadini. Segno che esiste un’Italia non passiva, rassegnata o brontolona, che si incontra e rilancia la memoria come monito per il futuro. Gente che non si conosce ma diventa una comunità.

Così lunedì sera tantissime persone si sono unite in un filo diretto vero e proprio nella Orazione corale di teatro civile chiamata VajontS 23 in ricordo della tragedia avvenuta il 9 ottobre 1963. Un testo letto in oltre cento teatri in tutta Italia (al Brancaccio di Roma c’è stato il sold out) e all’estero ma anche in tanti luoghi di piccole e grandi aggregazioni, amplificato da RadioDue nella trasmissione altrettanto civile di Caterpillar. Fino al rintocco che martella il ricordo della campana di Longarone, alle 22,39, quando il monte Toc franò nella diga.

VaiontS 23 è stata un’iniziativa straordinaria, una rete di teatri messi insieme da Marco Paolini con la Fabbrica del Mondo e la Fondazione Vajont come lezione per proteggere l’ambiente, delle “pratiche di prevenzione civile” e di sfida alla crisi climatica. Con lo stesso atteggiamento che ha avuto il presidente della Repubblica nel momento della commemorazione sul luogo del disastro, in cui ha avvertito che “occuparsi dell’ambiente, rispettarlo, è garanzia di vita”, perché la tragedia del Vajont “reca il peso di pesanti responsabilità umane, di scelte gravi che venivano denunziate, da parte di persone attente, anche prima che avvenisse il disastro”.
Marco Paolini ha lanciato mesi fa la proposta ai teatri italiani e, contemporaneamente, ai conduttori della popolare trasmissione di RadioDue, Massimo Cirri e Sara Zambotti, già impegnati da anni con la campagna civile M’illumino di meno.

Così è partito il tam tam, migliaia di ascoltatori hanno aderito e Paolini ha mandato loro una lettera e il testo da leggere, in coro; oltre tremila messaggi arrivati alla radio e all’autore, quelli sì una valanga positiva. Il drammaturgo, venticinque anni dopo la prima messa in scena del monologo trasmesso in tv e seguitissimo, lunedì sera era sul palco del Teatro Strehler di Milano con 200 “coristi” e venti narratori, attori e non attori che leggevano il testo (infermieri, vigili del fuoco, insegnanti…), mentre più di cento teatri grandi e piccoli, stabili, provinciali e casalinghi, hanno messo in scena il loro VaiontS 23, ma anche tante piccole realtà di volontariato, di paese o familiari, condividendo via radio il loro racconto e le emozioni.

E da uno strumento tutto sommato “antico” si è percepita la concretezza “on air” (lo studio era visibile sul canale 202 del digitale) di una comunità attivissima in cui piccoli teatri di vita quotidiana hanno letto il testo di Paolini: settanta persone in una pizzeria nella provincia di Mantova, quattro amiche di condominio davanti a una tisana in salotto; voci dal Piave, fiume nemico; da Bari il racconto divenuto favola per un neonato, dalla Casa del Popolo (“ne restano due, ironizza Cirri) di Greve in Chianti con un bicchiere di rosso ad una scuola che della lettura ha fatto un podcast. Non solo in Italia, anche a Strasburgo con una maratona dalla mattina e la comunità di bellunesi a Ginevra, fino al dolore delle recenti alluvioni per chi era riunito alla pro loco di Alfonsine nel Ravennate.

Da Palermo Teresa Mannino, attrice e conduttrice, in collegamento con RadioDue ha ricordato più volte Tina Merlin, partigiana e giornalista de l’Unità che prima del disastro avvertì dell’estremo pericolo della diga che voleva costruire la Sade su quel territorio fragile, per non essere creduta e poi subire anche un processo per procurato allarme, dal quale fu assolta. Ora il presidente Mattarella ha auspicato che tutta la documentazione dei processi resti nel territorio di Longarone, come memoria di quanto non dovrebbe ripetersi. Perché, ha detto il Capo dello Stato: “L’interazione dell’uomo con la natura è parte dell’evoluzione della natura stessa, perché l’uomo fa parte della natura, ma non deve diventarne nemico”. Lo ha detto anche Papa Francesco, i giornali della destra lo hanno sbertucciato: “Sembra Greta”…

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