Il 9 ottobre del 2023, a 60 anni dalla frana che costò la vita a 2000 persone, Marco Paolini ha riscritto il suo racconto con la collaborazione di Marco Martinelli e VajontS 23 diventerà un enorme coro che coinvolgerà 130 teatri in Italia e nel mondo, tra questi 30 nel Veneto

Il 9 ottobre del 2023, a 60 anni dalla frana che costò la vita a 2000 persone, Marco Paolini ha riscritto il suo racconto con la collaborazione di Marco Martinelli e VajontS 23 diventerà un enorme coro che coinvolgerà 130 teatri in Italia e nel mondo, tra questi 30 nel Veneto

Il 9 ottobre del 1997 era Marco Paolini con la diga di Longarone alle spalle a raccontare con la diretta televisiva del «Racconto del Vajont» le responsabilità di quella che era stata archiviata come una tragedia della natura. Il 9 ottobre del 2023, a 60 anni dalla frana che costò la vita a 2000 persone, Marco Paolini ha riscritto il suo racconto con la collaborazione di Marco Martinelli e VajontS 23 diventerà un enorme coro che coinvolgerà 130 teatri in Italia e nel mondo, tra questi 30 nel Veneto. Nei teatri Goldoni di Venezia, Verdi di Padova, Astra di Vicenza, Villa dei Leoni di Mira (Ve), Comunale, Hangar 11 e Casa delle Arti a Belluno, Nuovo a Verona, solo per citarne alcuni, VajontS 23 sarà «un’azione corale di teatro civile» non solo per ricordare quel che è accaduto, ma per richiamare l’attenzione su quel che potrebbe accadere. La storia del Vajont non è solo memoria di una immane catastrofe di sei minuti, ma una lunga serie di negligenze, inerzie, rischi mal calcolati o scartati perché inconcepibili, non perché impossibili. I segni della crisi climatica sono urgenti e gravi, non possiamo non imparare la lezione, ripetere gli stessi errori, questo il senso dei Vajont oggi.

«Quando pensai di raccontare la storia del Vajont – ricorda Marco Paolini – ero giovane e volevo restituire giustizia a chi non l’aveva avuta e anche mettermi alla prova, perché anch’io avevo memorizzato quella storia come un disastro naturale. Volevo raccontare l’ingiustizia. Dire i nomi dei colpevoli. Trent’anni dopo del Vajont sappiamo molto di più. Giustizia è stata fatta, memoria è stata ricostruita. Ma Vajont è anche una catena di errori. Quello che chiediamo raccontando VajontS 23, non più da solo ma in un enorme coro, è di riflettere sugli errori più che sulle colpe e di ragionare sulla complessità delle storie di tutto il nostro Paese. Per questo un Vajont con la S al plurale, perché le situazioni di fragilità dell’Italia, fragilità idrogeologica e le nuove situazioni di siccità a cui la crisi climatica ci espongono, richiedono anche al teatro, all’arte in generale, di occupare un ruolo civile di colla sociale tra i cittadini. E’ questo il senso del coro che noi abbiamo messo in campo per il 9 ottobre 2023. Un coro che chiama i cittadini senza fornire a loro delle risposte tecniche, senza indicazioni politiche su che cosa bisogna fare. Non compete a noi la direzione politica, ma ci compete rimettere i cittadini in una nazione, in una presenza attiva di quella che noi chiamiamo prevenzione civile. Un ruolo pre politico del teatro, rispetto al quale però la politica oggi non è in grado di rispondere perché divisiva. Dunque abbiamo bisogno di ricostruire questo tessuto e storie come quella del Vajont ci aiutano a rimettere insieme le persone. «Catarsi» per i greci era il sinonimo della funzione della tragedia, ma nel dialetto bellunese «catarsi» significa «trovarsi»: mi viene il dubbio che forse i greci volessero dire la stessa cosa e che forse il teatro oggi serva soprattutto a «ri-trovarsi», insieme, meno soli».

Il Teatro Stabile del Veneto – Teatro Nazionale prenderà parte a questo rito collettivo con due spettacoli al Teatro Goldoni di Venezia e al Teatro Verdi di Padova. A Venezia sarà Sandra Mangini a coordinare un cast di primo piano composto da Ottavia Piccolo, Carlo & Giorgio, Maria Roveran, Gianmarco Busetto, Eleonora Fuser, Luciano Roman, Giacomo Rossetto, Anna Tringali e con un gruppo di allieve e allievi dell’Accademia Teatrale Carlo Goldoni, mentre a Padova Giuliana Musso curerà la messa in scena con nomi del panorama veneto quali Angelica Leo, Maria Grazia Mandruzzato, Gianluigi Meggiorin, Martina Pittarello, Diego Ribon, Stefano Scandaletti, Sandra Toffolatti, con le allieve e gli allievi dell’Accademia Teatrale Carlo Goldoni e l’introduzione di Telmo Pievani.

Al teatro San Clemente, sempre alla periferia di Padova, TOP teatro nato dall’unione delle compagnie di teatro di ricerca storiche di Padova, porterà in scena “Antropocene. VajontS 23”, adattamento di Pierantonio Rizzato, figlio di “quel” Lorenzo che al tempo della costruzione della diga Vajont lavorava come “tecnico disegnatore avventizio” all’Istituto di Idraulica dell’Università di Padova, e scelse di non voltarsi dall’altra parte: dagli armadi degli uffici in cui lavorava, Rizzato il 12 ottobre 1963 sottrasse copia di alcuni documenti che hanno poi dimostrato come fossero noti i rischi di quell’opera e la pericolosità oggettiva della frana già in movimento. Un gesto che fu punito con l’arresto, sette giorni di detenzione e l’allontanamento dal posto di lavoro per quattro anni. Una storia di disobbedienza civile e responsabilità etica che verrà raccontata da Pierantonio Rizzato, con gli attori Loris Contarini e Gianni Bozza, e un “coro” composto da studenti universitari dell’Ateneo patavino, insieme al musicista Paolo Valentini e la regia di Erica Taffara.

realizzato da:

in collaborazione con:

con il patrocinio di:

media partner:

con la collaborazione tecnica di: