Trent’anni fa “Il racconto del Vajont” era la voce e il corpo di Marco Paolini. La sera di lunedì 9 ottobre 2023 – nel 60° anniversario della tragedia del Vajont che costò la vita a 2000 persone – diventerà “VajontS 23”, azione corale di teatro civile messa in scena in contemporanea in 130 teatri dall’Alto Adige alla Sicilia e anche all’estero.

Anche il Teatro Stabile prende parte alla toccante iniziativa, attraverso cui un momento tragico della storia collettiva del Paese diviene lo spunto per una riflessione trasversale a tante realtà, dal teatro al mondo accademico, dalla scuola alle istituzioni, intorno al tema dell’emergenza idrica e del contemporaneo ai tempi della crisi climatica. La serata si sviluppa sul tema “Acqua maledetta, acqua benedetta”: maledetta se è strumento di distruzione, come quando è tracimata oltre la diga del Vajont, benedetta se – come nell’estate 2022 – ci salva da incendi devastanti.

Spunti ed emozioni legati a ciò si intrecceranno sul palcoscenico della Sala Bartoli, dove l’attore Alberto Onofrietti interpreterà bellissime pagine dell’originale “Il racconto del Vajont” di Paolini e dove sarà proiettato il video che Paolo Valerio ha concepito (realizzato da Giulio Landini a cura di Zunami Films Studio) nel primo anniversario degli incendi del Carso. Una struggente danza – sulle coreografie di Alice Lovrinic – girata fra la natura del Carso ferita e che nonostante tutto rinasce. I danzatori saranno in scena anche dal vivo, intrecciando i loro corpi al video: a tutto si unirà il prestigioso intervento del professor Filippo Giorgi fisico del clima, direttore della sezione di Scienze dell’ICTP di Trieste

Noi non siamo scienziati, né ingegneri, né giudici. Non raccontiamo per giudicare ma

perché sappiamo che il racconto muove, attiva un algoritmo potente della nostra specie:

i sentimenti, le emozioni. Non c’è Ragione senza Sentimento.

Le emozioni sono leve che lasciano segni durevoli, avvicinano chi è lontano, le emozioni

sono la colla di un corpo sociale. Il Vajont appartiene alla storia d’Italia anche grazie al

teatro, dobbiamo usarlo e cercare di far entrare altri racconti nella nostra storia. Perché?

Perché ci servono per affrontare quel che ci aspetta. Non per far le Cassandre, ma non è

difficile immaginare le prossime emergenze, e dovremo limitare l’uso della parola

emergenza. Allora non è difficile immaginare che serva una Prevenzione Civile e non solo

una Protezione Civile.

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