Dove
Teatro Bonci
Piazza Mario Guidazzi, 8
Quando
Dal 09/10/2023 al 09/10/2023
21.15
Prezzo
Prezzo non disponibile
Altre informazioni
Sito web emiliaromagnateatro.com
A 60 anni dalla frana del Vajont, che costò la vita a quasi 2000 persone, Marco Paolini – che 30 anni fa ha fatto entrare quella tragedia nell’immaginario collettivo italiano con il suo potente racconto teatrale e televisivo – lancia un’azione corale di teatro civile, a cui partecipa una moltitudine di artisti, associazioni e istituzioni, in più di 130 teatri lungo tutta la Penisola e all’estero. La sera di lunedì 9 ottobre, VajontS 23 sarà anche sul palcoscenico del Teatro Bonci, grazie all’adesione al progetto di Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale e Comune di Cesena, nell’ambito degli eventi a sostegno della candidatura di Rimini e della Romagna a Capitale italiana della cultura per il 2026.
Inizia alle 21.15 la lettura pubblica, coordinata dal regista e attore cesenate Michele Di Giacomo, de Il racconto del Vajont, nella versione corale riscritta da Marco Paolini insieme al drammaturgo e regista del Teatro delle Albe Marco Martinelli. La storia recente della città colpita a maggio dall’alluvione affiora in filigrana alle vicende della diga del Vajont, di Longarone e degli altri paesi della valle del Piave, attraverso le parole dei tre narratori, gli attori Michele Di Giacomo, Eleonora Giovanardi e Matteo Sintucci, con un coro di cittadine e cittadini e le voci dirette di tre membri della comunità che ha vissuto l’esondazione del fiume Savio: il forlivese Giacomo Zattini, portavoce nazionale di Fridays For Future Italia, Susanna Ricci, coordinatrice dell’Associazione Emporio Solidale Il Barco che ha gestito la raccolta e distribuzione dei beni di prima necessità a Cesena e Lucia Brasini, residente nella zona allagata adiacente al fiume.
Il racconto del Vajont oggi non è più solo teatro di memoria e denuncia sociale, ma diventa lo spunto per una riflessione che riguarda tutta la società contemporanea, dallo spettacolo al mondo accademico, dalla scuola alle istituzioni, intorno al tema dell’emergenza idrica e della crisi climatica. VajontS 23 è come un canovaccio che ciascuna delle realtà parte del progetto rilegge alla luce della peculiarità della sua storia locale, con le tante catastrofi annunciate che si sono succedute dal 1963 a oggi: in Toscana l’alluvione di Firenze del 1966, in Piemonte l’esondazione di Po e Tanaro nel 1994, in Veneto le alluvioni del 1966 e del 2010, in Campania la frana di Sarno del 1998, in Friuli gli incendi del Carso nel 2022, in Alto Adige la valanga della Marmolada del 3 luglio del 2022 e in Romagna, appunto, l’alluvione di maggio. «Quando alla devastazione di un territorio si unisce la rabbia della popolazione – si chiede il cesenate Michele Di Giacomo – come possiamo riflettere sulla responsabilità umana nel costruire una nuova relazione con la natura? Quale sarà il futuro di questa convivenza?».
La narrazione di quel che è accaduto si moltiplica, per richiamare l’attenzione su quel che potrebbe accadere. «Quella del Vajont – scrive Marco Paolini – è la storia di un avvenimento che inizia lentamente e poi accelera. Inesorabile. Si sono ignorati i segni e, quando si è presa coscienza, era troppo tardi. In tempo di crisi climatica, non si possono ripetere le inerzie, non possiamo permetterci di calcolare il rischio con l’ipotesi meno pericolosa tra tante. Tra le tante scartate perché inconcepibili, non perché impossibili.
Noi non siamo scienziati, né ingegneri, né giudici. Non raccontiamo per giudicare ma perché sappiamo che il racconto muove, attiva un algoritmo potente della nostra specie: i sentimenti, le emozioni. Le emozioni sono leve che lasciano segni durevoli, avvicinano chi è lontano, le emozioni sono la colla di un corpo sociale. La storia del Vajont ci serve perché insegna cos’è la sottovalutazione di un rischio affrontato confidando sul calcolo dell’ipotesi meno pericolosa tra tante. Tra tante scartate perché inconcepibili, non perché impossibili. Non essere capaci di concepire nasce dal non saper vedere un disegno, dal non riuscire a immaginare. Un difetto d’immaginazione, insomma. A noi non viene chiesto di indicare soluzioni: ma di immaginare, raccontare e disegnare. C’è un accumulo di storie che se raccontate bene, in modo etico, possono aiutarci a immaginare l’ignoto per affrontarlo». Sul sito www.lafabbricadelmondo.org è consultabile la mappa dei luoghi in cui VajontS 23 andrà in scena il 9 ottobre. Alle 22.39 l’azione si interrompe contemporaneamente in tutti i teatri coinvolti dal progetto, per ricordare in silenzio l’attimo della frana dal Monte Toc nella diga.
Informazioni
tel. 0547 355959| info@teatrobonci.it. Ingresso gratuito, è consigliata la prenotazione. Biglietteria (solo giorni feriali): fino al 30 settembre dal martedì al sabato ore 10.00–14.00 e ore 16.00–19.00; dal 1° ottobre ore 11.00–14.00 e 17.00–19.00. Nei giorni di rappresentazione serale fino a inizio spettacolo. Le domeniche di rappresentazione pomeridiana, apertura dalle ore 15.00 fino a inizio spettacolo.