L’attore, 30 anni dopo, riporterà, il 9 ottobre, il monologo in cento teatri. Con riferimenti al disastro in Romagna perché di mezzo c’è sempre il rapporto con la natura “di cui dobbiamo interessarci ogni giorno perché il territorio, prima di abitarlo, lo costruiamo noi”
COTIGNOLA – L’acqua del Vajont uccise dall’alto, come una bomba. Quella dell’alluvione, subdola e infiltrante, s’è espansa come una ragnatela. Tutte le tragedie, però, hanno bisogno di catarsi, che in un particolare dialetto, quello delle montagne bellunesi, non significa, alla greca, “purificazione”, ma ” trovarsi insieme”. È il bellunese Marco Paolini, autore del racconto che trent’anni fa tolse il Vajont dall’oblio, a ripercorrere quel disastro ambientale innescato dall’uomo nella Romagna appena flagellata dall’acqua.